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In trincea per la pace

La memoria del Primo conflitto mondiale diventa viaggio, narrazione, arte, teatro e cinema e conduce i ragazzi alla consapevolezza dell’orrore e dell’inutilità di ogni guerra.

In trincea per la pace è il titolo del volume, presentato il 22 febbraio scorso all’Università Cattolica di Brescia, frutto del lavoro che ha visto il Convitto Nazionale Cesare Battisti di Lovere (Bergamo) e l’Istituto Comprensivo Darfo2 di Darfo Boario Terme (Brescia) impegnati a riflettere sul significato da attribuire alla storia e sulla necessità di una riflessione collettiva per approdare ad uno sguardo consapevole sul presente.

In questo progetto, nato da un’idea Miur, che ha goduto della collaborazione di molti enti, quali l’Usr per la Lombardia, l’At di Bergamo, l’Ordinariato militare per l’Italia e il Centro Televisivo Vaticano, la memoria della Grande Guerra ha preso le dimensioni e le sembianze di un viaggio educativo e ha condotto i ragazzi fino alla consapevolezza dell’orrore e dell’inutilità di ogni guerra.

Tra le attività realizzate spicca la “Formazione di studenti guide”: cinquanta allievi del Liceo Linguistico Falcone (Bergamo) si sono preparati a spiegare le tematiche salienti della Prima Guerra Mondiale e a diventare guide, accompagnatori nei luoghi della memoria, tra le testimonianze della guerra. «La storia si ripete» –  scrive un’allieva – «e noi che siamo la nuova generazione dobbiamo fare in modo che non si ripetano gli stessi errori commessi in passato e uno dei primi modi per evitare di commettere gli stessi errori è la nostra formazione».

Fondamentale è stato in tal senso il viaggio compiuto nelle trincee e nelle “terre simbolo” della Prima Guerra Mondiale. Nel volume se ne legge la cronaca degli studenti: ricorre l’immagine del sacrario di Redipuglia, maestoso luogo di sepoltura di oltre centomila caduti nella Grande Guerra, che presenta i nomi dei soldati morti identificati accanto a quello di una sola donna, una crocerossina.  

Un’allieva di quarta liceo annota: «Percorrere i gradoni e leggere in ordine alfabetico cognomi conosciuti, di amici o familiari, o addirittura il proprio cognome (…) pensare al dolore vissuto in trincea e a quello delle famiglie che non hanno più visto questi uomini tornare. Magari loro avevano pure promesso che sarebbero ritornati». 

I ragazzi comprendono allora che la memoria è viva, capace di emozionare e di plasmare scelte di vita. Diffideranno delle propagande e degli slogan illusori e sosteranno a ragionare criticamente, a collocare le scelte che dovranno formulare nel contesto della storia, regalando loro la ricchezza di uno sguardo plurale e la dimensione della durata.

Nasce il desiderio di partecipazione e di impegno: fare memoria diventa un compito collettivo, un dovere morale e sociale. Se il passato non può essere cambiato, gli alunni scoprono che ciò che può subire modificazioni è il senso che gli attribuiamo e comprendono l’esigenza di una storiografia critica aggiornata e intellettualmente onesta, proposta dai docenti e dagli studiosi nelle sedi di pubblicazione e di divulgazione.  

Così nel volume trovano spazio anche i contributi inediti di alcuni docenti su storia, letteratura e arte nella Grande Guerra, che offrono uno scorcio originale su tali temi di ricerca e il resoconto del progetto teatrale Noi tre italiani liberamente ispirato al romanzo di Massimo Simonini, presentato ad un’ampia platea di alunni bergamaschi, e rappresentato poi al Teatro san Filippo Neri di Darfo-Boario Terme. All’interno del progetto è stato realizzato anche il film documentario In trincea. Piccole storie della Grande Guerra in collaborazione con l’Ordinariato militare per l’Italia, il Centro televisivo Vaticano e l’Officina della Comunicazione di Bergamo, che traccia un quadro autentico e toccante della figura del cappellano militare.

«Da questa dimensione interdisciplinare e integrata tra i saperi dell’area storico-sociale, la letteratura, le arti, e i linguaggi espressivi del teatro e del cinema, emerge davvero lo sviluppo di una cittadinanza attiva e consapevole, obiettivo irrinunciabile di ogni educazione e prioritariamente di quella scolastica» – spiega Delia Campanelli (DG Usr per la Lombardia) – che aggiunge: «La scuola intercetta i bisogni profondi degli studenti perché è forte di uno sguardo globale sulla persona. La conoscenza della storia è vitale quando, lontana dal nozionismo e dalla retorica di vuote rappresentazioni, esperienze e personaggi, diventa, invece, occasione di riflessione critica, via privilegiata per raggiungere consapevolezza e strumenti di interpretazione del presente».