Apprendimento e servizio: è possibile imparare servendo?
“Apprendere serve. Servire insegna”: il Service Learning è una metodologia didattica ed educativa in cui scuola e vita stanno insieme e si impara a ‘stare al mondo’, cioè ad averne cura.
Da questa domanda ha preso avvio il seminario “Oltre l’aula”, riflessione sulla tematica del Service Learning, svoltosi il 29 novembre presso l’Educandato Setti Carraro dalla Chiesa di Milano, dove sono convenuti rappresentanti di scuole paritarie e pubbliche statali interessate da esperienze e riflessioni sull’argomento: “la rappresentazione di una delle più belle reti di scopo in atto“, commenta il Direttore Generale dell’USR Lombardia, Delia Campanelli, allargando lo sguardo alla platea. Per lo più sono scuole – spiega – già coinvolte nella sperimentazione che vede al lavoro tre regioni pilota (Lombardia, Toscana e Calabria) insieme con il Prof. Italo Fiorin, tra i maggiori esperti della materia, e l’Università LUMSA. “Un percorso che ha già offerto occasione di rinnovamento della didattica, di promozione e di esercizio delle competenze di cittadinanza attiva”. Rinnovamento fortemente voluto anche dal Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione del MIUR Rosa De Pasquale che da anni promuove il SL, sostenendone la validità: “Si tratta di apprendimento cooperativo, di una modalità che non cambia solo come tu insegni, ma che cambia profondamente come sei“. Dalla sperimentazione emergeranno conclusioni ancorate alla realtà ma anche – come sottolinea l’Assessore regionale Valentina Aprea – proiettate al futuro, come è necessario che sia per apprendimenti autentici e vitali.
Il SL non è un’invenzione – ricorda Italo Fiorin – ma la riscoperta di percorsi esistenti e a noi familiari. Tante sono, infatti, le esperienze di servizio e di volontariato che vedono coinvolte le scuole: bisogna ora chiarire e sistematizzare le caratteristiche che rendono tale il SL. Occorre anzitutto che sia inserito nel curricolo scolastico vero e proprio, da ripensare, però, allargando gli orizzonti dell’alfabetizzazione oltre gli alfabeti funzionali alla complessità della vita di oggi, fino a quelli interculturali e di educazione alla cittadinanza attiva. “Apprendere serve. Servire insegna“: il SL è un circolo virtuoso, in cui scuola e vita stanno insieme e si impara a ‘stare al mondo’, cioè ad averne cura. Sia nella sua impronta anglosassone, sia nella sua versione latina il SL si caratterizza per l’impianto democratico e lo sguardo di speranza: uno sguardo al futuro che rappresenta una sfida, quella di far dialogare tra loro le discipline e sperimentarle in questa direzione. Un percorso di SL dovrà sempre partire da un bisogno reale, ancorarsi al curricolo, vedere i ragazzi protagonisti, porsi in collaborazione con la comunità e garantire una riflessione finale, a suggellare apprendimenti anche trasversali.
Simone Consegnati (LUMSA) mostra il video dove alcuni studenti padovani insegnano italiano a un gruppo di stranieri. Rispondendo a un bisogno reale, gli studenti hanno approfondito contenuti ma hanno anche sviluppato competenze di cittadinanza. Marta Rota (Dirigente Scolastico) dimostra l’influsso positivo del SL sull’autostima dei ragazzi coinvolti: studenti di un percorso di formazione professionale della bergamasca si sono messi al servizio di una Scuola d’Infanzia, dove hanno tenuto laboratori di idraulica. Agli occhi dei loro giovani allievi sono apparsi docenti esperti e capaci, quasi degli eroi, e ne hanno ricavato un’immagine di sé lontana da quella cui erano abituati. E alla domanda finale – “ma il Service Learning per te che cos’è?“ – hanno risposto: “una cosa seria”, “da provare sulla propria pelle”, “una prova per darsi fiducia, che aiuta a crescere”.
Non ci sono più dubbi: è possibile imparare servendo.